La polizia postale ha scoperto una chat “degli orrori” tra giovanissimi: 20 minori tra i 13 e i 17 anni, che si scambiati immagini “di orribili violenze e con contenuti di alta crudeltà” aventi ad oggetto bambini. L’inchiesta, coordinata dalla procura dei minori fiorentina, è nata dalla denuncia a Lucca di una madre che aveva scoperto sul cellulare del figlio 15enne filmati hard con anche bambini. Sul telefono trovati poi file, provenienti anche dal dark web, con video di suicidi e di mutilazioni e decapitazioni di persone e animali.
(www.huffingtonpost.it).
Un fatto che ci sconvolge. Come é possibile che degli adolescenti possano commettere tali nefandezze?
Abbiamo chiesto un parere alla Dottoressa Gemma Brandi, (Psichiatra e psicoanalista, Direttrice FF della SOC Salute in carcere della USL Toscana, Fondatrice della European Association Women for Women Health, della Società Italiana di Psichiatria Penitenziaria e della rivista quadrimestrale di settore Il reo e il folle @Reofolle @diritti in movimento toscana)
Questo il suo prezioso contributo.
“Non si può né generalizzare, né parlare approfonditamente di quanto non si conosce bene. Penso nondimeno che almeno alcuni di questi ragazzi abbiano visto e udito troppo in proporzione alla loro immaturità, e non da ieri, che si siano inoltrati in territori per attraversare i quali non era loro di sostegno né la biologia, né la psicologia. Penso che siano stati sacrificati i loro errori teorici creativi, le loro trovate geniali e che, ripeto, sia stato loro consentito di stare là dove non doveva essere consentito loro di stare. Questa manipolazione precoce delle idee, questa illusione di partecipazione alla vita adulta, senza averne gli strumenti, distrugge i confini interni e predispone alla reificazione dell’altro, quello che accade nelle azioni violente (uccisioni, smembramenti, crudeltà varie) di cui si sarebbero nutriti, diffondendo epidemicamente la loro sofferenza. E inoltre va pensata quella complicità nel male in cui sembrano trovarsi a loro agio. Tenere i bambini lontani dalle stanze private degli adulti, non giocare ad essere amici dei propri figli, ascoltarli più che correggerli, coglierne cambiamenti che segnalano sempre esperienze non dette, da rendere dicibili, e soprattutto non allevarli preprandoli al male, ma cercare di farne delle brave persone in luogo di astuti e spavaldi traditori del bene, di individui ben adattati all’impresentabile. Come al solito occorre cominciare dai responsabili, gli adulti, per snidare il male ed eviatre la caduta di chi anche per legge è irresponsabile. “
Una riflessione importante per ciascun genitore e per la società: perché anche questi sono figli di noi tutti.