Problemi & Soluzioni: Amministrazione di sostegno e case di riposo

Durante il webinar “La violenza nella terza età” ( guarda QUI la registrazione ei contenuti ) molte sono state le domande dei partecipanti.

Ve ne scriviamo 3, a vantaggio di tutti.

PROBLEMA 1: “Può un familiare opporsi alla cura farmacologica del padre\madre anziano malato che presenta frequenti episodi di aggressività verso noi operatori? Lavoro in una casa di riposo e spesso dobbiamo sottostare alle volontà dei parenti mettendo a rischio la nostra incolumità.(Azzurra)

SOLUZIONE 1: Se l’anziano non presenta un deterioramento cognitivo tale da compromettere la sua capacità di intendere e volere, risponderà penalmente e civilmente dei suoi comportamenti illeciti nei confronti degli operatori.

Se invece le sue capacità cognitive sono compromesse, neppure il familiare può sostituirsi all’anziano, per cui occorre la nomina di un Amministratore di Sostegno.

Occorre dunque che i sanitari segnalino il caso ai Servizi Sociali al fine di far nominare l’Amministratore di Sostegno. Nel caso in cui il familiare/amministratore di sostegno si opponga comunque ai trattamenti farmacologici, è possibile segnalare il caso al Giudice Tutelare, che interloquirà con l’amministratore per verificarne l’effettiva opportunità.

PROBLEMA 2: ci sono casi in cui , pur in presenza di un disagio mentale , l’amministrazione di sostegno non andrà messa in opera? (Giorgia)

SOLUZIONE 2: La vecchiaia in sè non legittima un automatico ricorso alla misura di protezione: occorre che l’anziano abbia una infermità o una menomazione fisica o psichica che ne compromettano la capacità di provvedere ai propri interessi o che non riesca a gestire in maniera adeguata le funzioni della vita quotidiana.

Può dunque accadere che una persona anziana, sebbene affetta da un disagio mentale, abbia comunque delle capacità cognitive residue tali per decidere liberamente da chi e come farsi aiutare. In tal caso non verrà verrà nominato l’ amministratore di sostegno.

PROBLEMA 3: Lavoro in una casa alloggio come educatrice professionale. Attualmente abbiamo un ospite che sarà dimesso entro fine mese perché una delle sorelle ha deciso di prendersene cura contro il parere di tutti gli altri fratelli. Una delle sorelle mi ha comunicato che molto probabilmente lo vuole portare a casa propria per utilizzare il suo patrimonio (attualmente percepisce invalidità, pensione lavorativa e poi inizierà a percepire anche l’accompagnamento fuori dalla nostra struttura). In passato la mia équipe aveva proposto a questa famiglia l’amministrazione di sostegno, ma la questione è poi caduta nel vuoto. Come possiamo procedere? (Federica)

SOLUZIONE 4: L’amministrazione di sostegno NON può essere strumento per risolvere conflitti e tensioni familiari, né per controllare le modalità di gestione ed utilizzazione del patrimonio da parte dell’anziano. Nella prassi accade di sovente che venga richiesta una ADS a fini strumentali, per controllare la disponibilità economica dell’anziano e gestirne i beni, anche a discapito di altri parenti.

Fatta questa dovuta premessa, se l’equipé ritiene che l’anziano soffra di una patologia tale da comprometterne l’autonomia nel valutare la sua gestione patrimoniale ed ha verificato che all’interno della famiglia vi siano dinamiche poco chiare, può sollecitare i Servizi Sociali, che potrebbero farsi carico della richiesta.

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